La vite ha origini molto lontane, e il vino, per arrivare fino a noi ha navigato anche per difficili mari a bordo delle navi della Serenissima. Prendeva parte a lunghe spedizioni grazie alla sua acidità, che gli consentiva una buona conservazione. I Monaci Benedettini ne hanno coltivato a lungo le terre, e senza saperlo hanno permesso che non si perdesse la tradizione di un vitigno tanto difficile quanto storico e amato in quelle zone del padovano, dando anche a noi la possibilità di berlo ancora oggi. Tutta questa storia la potete ritrovare in una bottiglia di Friularo Ambasciatore.
E' un vino tosto da trasformare. Bevuto giovane sarebbe troppo tannico e acido, un vino "acerbo". Ha bisogno di tempo, e la Conselve Vigneti e Cantine, tra i produttori di questo vino è quella che gliene lascia di più. Sono andati oltre i paletti del pur stretto disciplinare, in tutti i processi di vinificazione e affinamento, producendo il Friularo Docg con lungimirante pazienza.
L'uva viene fatta crescere tenendo una resa piuttosto bassa, per spingere la vite a dare il massimo per pochi grappoli. Vengono accuratamente defogliate le viti per dare la giusta esposizione al sole all'uva. La vendemmia, rigorosamente a mano per lasciare intatti i grappoli, un tempo fatta in prossimità dell'estate di San Martino, l'11 di novembre, oggi è anticipata a metà ottobre. Dopo la vendemmia appena tardiva e la conseguente sovramaturazione, l'uva è lasciata appassire in grandi fruttai, lontano da muffe e umidità. Questo processo serve ad aumentare il residuo zuccherino, per ottenere maggior alcolicità e gusti più caldi.
L'uva però è talmente piena di qualità che trasmetterà comunque al vino una certa freschezza (acidità) e aromi eleganti di fiori e di frutta rossa e nera, come la marasca (un tipo di ciliegia) e la violetta.
Dopo la macerazione sulle bucce, l'affinamento del vino viene attentamente fatto riposare tra acciaio e legno. L'affinamento non è mai inferiore a 36 mesi, suddivisi tra barrique non di primo passaggio e le più grandi tonneau. Qui il vino si ammorbidisce, si riequilibra e acquisisce sentori leggeri di vaniglia, frutta appassita e spezie. Prima di essere messo in commercio infine, il vino viene lasciato un anno in bottiglia, perchè si riassesti e guadagni equilibrio. Così, uve del 2011 arrivano sulle vostre tavole solo nel 2017.
Il gusto riconferma ciò che il naso ha anticipato, ed è austero, giustamente tannico ma molto gradevole al palato. Pieno, robusto, di perentoria struttura, con persistenza ed equilibrio che vi sapranno stupire.
Per citare Charles Baudelaire: Quanto tempo ha dovuto aspettare il Friularo "prima di poter scendere soave nella gola di un uomo..."
E voi vorreste farlo aspettare ancora?